Nell’ultimo articolo abbiamo esplorato il concetto di corruzione.
Abbiamo messo a fuoco il bene che la legge 190/2012 intende tutelare: non la fedina penale o l’etica del funzionario pubblico, bensì l’integrità dell’ente, ovvero la sua capacità di assolvere per intero e nel migliore dei modi la sua funzione.
La norma chiede semplicemente di adoperarsi al fine di rendere meno probabile la possibilità per l’ente di non conseguire il suo scopo, o di non conseguirlo integralmente, a causa di comportamenti illeciti del suo personale.
Come si devono adoperare gli enti per prevenire la corruzione?
Innanzitutto individuando e nominando un Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza (RPCT).
Infatti, le modifiche intervenute con il d.lgs.97/2016 prevedono l’unificazione in carico ad un unico soggetto dell’incarico di Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza.
Per questo motivo, come riportato dal nuovo PNA, è richiesto all’organo di indirizzo di formalizzare “con apposito atto l’integrazione dei compiti in materia di trasparenza agli attuali RPC, avendo cura di indicare la relativa decorrenza” (pag. 17 PNA 2016).
Opzionale, invece, è la scelta di affidare al RPCT anche il ruolo di “gestore” delle segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo da parte degli uffici della pubblica amministrazione (decreto del Ministero dell’interno del 25 settembre 2015). Altrettanto opzionale è la scelta di unificare in capo al RPCT anche il ruolo di “RASA”, ovvero il soggetto preposto all’iscrizione e all’aggiornamento dei dati dell’ente nell’Anagrafe unica delle stazioni appaltanti. (pagg 21-22 PNA 2016)
Questo è il primo passo.
Cosa c’è tra il primo e l’ultimo passo?
Ma per molti organi di indirizzo, purtroppo, il primo passo è anche il penultimo. L’ultimo è approvare e pubblicare il Piano Triennale della Prevenzione della Corruzione.
Ma tra il passo iniziale e quello finale, c’è un mondo che, a differenza dei RPCT, la maggior parte delle diverse figure operanti negli enti ignora o minimizza.
Il vero problema è che in questo deserto di conoscenza, nella penuria di consapevolezza e nell’abbondanza di pressappochismo, luoghi comuni e frasi fatte, il RPCT deve agire.
E i risultati, purtroppo, sono quelli che sono.
Si può migliorare?
Sicuramente. Anzi, ti dirò, un miglioramento lento ma continuo a partire dal 2013 è già avvenuto.
Affrontare il toro per le corna
Ora si tratta di fare un salto di qualità: deve diventare chiaro che la prevenzione della corruzione non è un problema del Responsabile della Prevenzione della Corruzione.
E’ il problema dell’intero ente a partire dall’organo di indirizzo ed è l’intero ente, a partire dall’organio di indirizzo, a doversene fare carico.
Il tuo compito principale è quello di tessere la tela affinché tutto ciò si renda possibile.
Detto con le parole del nuovo PNA “…il RPCT possa effettivamente esercitare poteri di programmazione, impulso e coordinamento e la cui funzionalità dipende dal coinvolgimento e dalla responsabilizzazione di tutti coloro che, a vario titolo, partecipano dell’adozione e dell’attuazione delle misure di prevenzione” (pag. 21 PNA 2016)
Certo, dovrai ancora affinare una certa tecnicalità su come si redigono i PTPC, ma ormai non vedo più in giro documenti concepiti come regolamenti o come dotte dissertazioni sulla corruzione.
Ti è ancora richiesto di implementare in modo meno burocratico il processo di risk management.
Dovrai certamente prestare attenzione agli aggiornamenti del PNA e a quanto di nuovo si produce a livello legislativo.
Ma tutto questo sforzo può rimanere infruttuoso se non sviluppi la capacità chiave di generare una diversa attenzione, consapevolezza e coinvolgimento di tutto l’ente sulla prevenzione della corruzione a partire dal suo organo di indirizzo, .
Il tuo problema non è la corruzione, ma “l’essere organizzativo” (vale a dire il tuo ente) quando si dimostra largamente inconsapevole e irresponsabile nel non attivarsi per prevenirla.
Molti RPCT credono che per migliorare la prevenzione della corruzione del loro ente sia necessario migliorare le proprie competenze tecnico-professionali specifiche. Credono di aver bisogno di più tempo e maggiori risorse.
Intendiamoci, niente di tutto ciò guasta, ma il punto della questione non sta lì.
Se tu hai più tempo, più risorse. più conoscenza e l’organismo sociale di cui fai parte sfugge alle sue responsabilità, rischi solo di scavare un solco ancora più profondo tra te e il tuo ente, con un conseguente aumento del senso di frustrazione e di estraniazione.
La questione non è semplice e non credo ci possa esistere una sola soluzione adatta in ogni situazione.
Ma è evidente che la prevenzione della corruzione non si impone e neanche si produce spontaneamente.
Coloro tra i RPCT che hanno raggiunto i migliori risultati, hanno interpretato il loro ruolo in modo simile a quello di un coach: hanno attirato attenzione, generato consapevolezza, attivato il senso di responsabilità e motivato all’azione.
Come si fa?
Come avrai notato, ci sono autorevoli società e docenti che propongono formazione e aggiornamenti sulla prevenzione della corruzione e sul PNA.
E’ una formazione di tipo tecnico. Gran parte delle informazioni e aggiornamenti di tipo tecnico io li condivido gratuitamente con te.
Nessuno, però, affronta quello che abbiamo visto essere il cuore del problema, il tratto distintivo della professionalità del RPCT: la capacità di educare il proprio ente ad individuare i rischi di corruzione e implementare le conseguenti misure organizzative di prevenzione.
E infatti non sono competenze che si acquisiscono seguendo una lezione!
Il tuo primo problema, ora, è coinvolgere l’organo di indirizzo
E’ vero che il d.lgs. 97/2016 dispone che l’organo di indirizzo disponga eventuali modifiche organizzative necessarie per assicurare che al RPCT siano attribuiti funzioni e poteri idonei per lo svolgimento dell’incarico con piena autonomia ed effettività.
E’ altrettanto vero che “tra i contenuti necessari del PTPC vi sono gli obiettivi strategici in materia di prevenzione della corruzione e della trasparenza (art 1, co 8, come novellato dall’art. 41 del d.lgs. 97/2016). Si raccomanda agli organi di indirizzo di prestare particolare attenzione alla individuazione di detti obiettivi nella logica di una effettiva e consapevole partecipazione alla costruzione del sistema di prevenzione. Tra questi già l’art. 10, co. 3, del d.lgs. 33/2013, come novellato dall’art. 10 del d.lgs. 97/2016, stabilisce che la promozione di maggiori livelli di trasparenza costituisce obiettivo strategico di ogni amministrazione, che deve tradursi in obiettivi organizzativi e individuali.”. (pag 16-17 PNA 2016)
Ma non aspettarti che l’organo di indirizzo faccia il primo passo.
Sei tu che ti devi attivare.
Molti mi hanno chiesto di organizzare un momento di aggiornamento per i RPCT, ma sinceramente non credo sia utile proporti un corso di formazione sul nuovo PNA e su come attirare attenzione, generare consapevolezza, attivare il senso di responsabilità e motivate all’azione i diversi attori che agiscono nel tuo ente.
Risulterebbe, forse, una giornata bella, interessante, particolare. Ma alla fine ti faresti una domanda: e adesso? Come porto tutto questo nel mio lavoro e nel mio ente?
Perciò ho deciso di rovesciare la questione: non partiamo dalla teoria ma dall’esperienza.
Si parte da te in un gruppo ristretto di 5-6 RPCT, dalla situazione e dai problemi che incontri innanzitutto nel coinvolgere l’organo di indirizzo.
Quindi non una giornata di formazione classica con un docente/relatore che spiega e una platea che al massimo può fare domande (i miei corsi, lo sai, comunque non sono impostati così). Quando però le domande fanno troppo riferimento ad un caso reale il docente, normalmente, se ne esce dicendo che non si possono affrontare in aula casi specifici.
In ciò che ti sto proponendo, invece, affronteremo in un’intera giornata solo casi specifici. Il tuo caso specifico e quello dei tuoi 4 /5 colleghi in modo che tutti possano avere la possibilità di imparare da tutti.
Con un approccio innovativo ma collaudato a livello internazionale, giungerai a formulare il tuo prossimo passo di cambiamento per riuscire là dove hai sempre avuto difficoltà.
Ritornerai nel tuo ente, agirai e dopo circa due mesi ci rivedremo di nuovo tutti insieme per capire come è andata, quali problemi abbiamo risolto a quali di nuovi si sono presentati nell’innalzare il livello di consapevolezza e responsabilità del nostro ente in tema di prevenzione della corruzione e trasparenza, per giungere a formulare il nuovo passo di cambiamento.
In un ritmo alternato tra azione e riflessione, potrai osservare se e come le tue competenze chiave si sviluppano e potrai valutare quanto, attraverso il tuo operato, l’ente nel suo complesso migliora la sua capacità di riconoscere e prevenire i rischi di corruzione.
Questo può diventare il tuo Circolo Territoriale di Anticorruzione Intelligente.
Territoriale perché si svolge sul tuo territorio e perché gli altri partecipanti sono esclusivamente RPCT (non chiedermi di mandare un tuo collaboratore/trice) che agiscono in enti della tua zona
Ogni incontro costerà all’incirca quanto una giornata di aggiornamento professionale che spenderesti per la Maggioli della situazione con una grossa differenza però: alla giornata di corso classico ti sentirai dire cose che già conoscevi o che avresti potuto conoscere senza grandi difficoltà; nel Circolo di Anticorruzione Intelligente non imparerai, ma crescerai.
Crescerai soprattutto nella capacità di affrontare quei problemi che stagnano e che ora credi che siano irrisolvibili.
Se vuoi sperimentare un approccio innovativo di sviluppo personale e professionale, se vuoi farlo insieme ad un piccolo gruppo di tuoi colleghi che condividono ruolo, problemi, esigenze, aspettative e territorio, proponi la tua candidatura per far parte del Circolo Territoriale di Anticorruzione Intelligente scrivendomi a cappiello@up0xv2fo_wp488ruzioneintelligente.it.
Riceverai tutte le informazioni necessarie per prendere una decisione.
Ti sono rimasti dei dubbi, vuoi porre qualche domanda? Scrivi nei commenti e sarò lieto di dialogare con te
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Michele dice
Buongiorno vorrei sapere chi è il responsabile Dell inserimento materiale dei dati nella sezione amministrazione trasparente
Antonio Cappiello dice
Buongiorno,
in riferimento alla sua domanda, ogni ente ha disciplinato in modo autonomo le modalità pratiche/operative con cui pubblica nella sezione Amministrazione Trasparente. In ogni caso, il Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza ha il compito di verificare che tutti gli obblighi siano assolti, eventualmente, intervenire.
Antonio Cappiello dice
Deve essere indicato nel PTPCT. Può essere indicato un responsabile unico della pubblicazione materiale, oppure un responsabile per area organizzativa. In ogni caso deve essere indicato nel Piano il flusso per ogni tipologia di documento