Ha provocato risentimento e indignazione, ma cosa può rivelare a chi si occupa di prevenzione della corruzione la vicenda del bonus partita IVA richiesto da cinque parlamentari?
La legge lo consente o non lo punisce?
Più di qualcuno ha anche fatto notare che “la legge lo consente”. Per essere più precisi, si dovrebbe dire “la legge non punisce tale comportamento”. E suona già diverso da “consentire”. Su questo aspetto torneremo in seguito.
Ora occupiamoci del paradosso (in verità non raro) di come sia possibile mettere in atto un comportamento giuridicamente non punibile anche se deprecabile.
Perché taluni comportamenti possono essere giudicati deprecabili anche se non violano la legge?
Ognuno di noi giudica male un comportamento anche se non è punibile giuridicamente quando ricorre una delle seguenti condizioni:
- si è contrari a quella legge che consente comportamenti ritenuti inaccettabili (esempio aborto, legalizzazione droga, matrimonio omosessuale, ecc)
- si è d’accordo con una legge (esempio Legge 104 o bonus partite IVA) ma si vede nel comportamento non punibile di taluni, qualcosa che non va bene, che stride.
Cosa non va bene?
Torniamo al caso di cronaca e poi valuteremo se è possibile ricavarne un insegnamento più generale: cosa non va bene nella richiesta di 5 parlamentar di usufruire del bonus partita IVA?
E’ vero che, dopo l’esame dell’INPS, tre parlamentari sono risultati in possesso di tutti i requisiti e, quindi, dal punto di vista della forma non vi è nulla da eccepire per il fatto che essi abbiano riscosso il bonus.
Ma la finalità del provvedimento in questione è lampante: risarcire, almeno in parte, i possessori di partita IVA che per effetto del lockdown non hanno potuto esercitare la propria attività professionale e procurarsi il reddito nei mesi di marzo e aprile.
Richiedendo il bonus, quei parlamentari hanno tradito lo spirito della legge; si sono presi gioco e hanno beffato la norma ricercando un fine estraneo ad essa, ovvero aggiungere 1.200 euro ad un reddito che non ha subito nessuna riduzione per effetto del lockdown.
Quando si verifica un mal comportamento?
Allora, più in generale, possiamo affermare che si verifica un mal comportamento anche se giuridicamente non punibile, ogniqualvolta vengono attivate azioni per conseguire un fine non voluto dalla legge.
Lo stesso dicasi per qualsiasi altra prescrizione come, ad esempio, per conseguire un fine diverso da quanto disposto in un regolamento interno, in un ordine di servizio, in un accordo sindacale, in una circolare o più semplicemente in una email dove si invita qualcuno a fare qualcosa.
Le conseguenze del mal comportamento
Così inteso, il mal comportamento è riscontrabile sia quando la disposizione viene violata sia quando viene raggirata, elusa.
Le conseguenze, ovviamente, sono diverse: nel primo caso verranno accertati i fatti secondo la procedura prevista ed, eventualmente, il mal comportamento sarà punito; nel secondo caso, invece, l’autore del mal comportamento, se sarà possibile risalire alla sua identità, sarà esposto alla riprovazione sociale.
Quanto è diffuso il mal comportamento non punibile?
Al di là del caso dei cinque parlamentari, proviamo a chiederci quanto è diffuso questo atteggiamento di approfittare, piegare o sfruttare una disposizione per un interesse diverso da quello che essa voleva tutelare o promuovere.
Ci sono imprenditori che sulla base dei consigli dei loro consulenti, eludono il fisco; ci sono agenti carcerari che approfittando di una vecchia legge che concede loro (e non solo a loro) un mese di aspettativa retribuita se si presentano alle elezioni amministrative, si candidano in paesini che mai hanno visto e che mai vedranno; ci sono dipendenti che pur in possesso dei requisiti formali, usano e sfruttano i permessi 104 per ragioni che nulla hanno a che fare con le esigenze di cura ed assistenza.
I furbetti
Costoro volutamente non colgono mai la finalità della disposizione e leggono la norma con il solo intento di verificare se è possibile ricavarne un profitto personale, oppure per limitare una perdita.
E questa, dobbiamo dirlo, è una grave forma di corruzione mentale, forse la mamma di tutte le forme di corruzione.
Per loro la norma è una sequenza di parole e punteggiatura esaminate esclusivamente alla luce dei propri interessi personali.
Non esiste altro. Per questo motivo sono chiamati anche “furbetti”, perché con malizia cercano una situazione di vantaggio contando anche sul favore dell’anonimato e/o mancanza di pubblicità per sfuggire alle conseguenze.
Ci sono anche nella tua organizzazione.
Sicuramente i furbetti ci sono anche nel tuo ente.
Queste persone manifestano una degenerazione o corruzione del pensiero e sono molto pericolose per almeno due motivi.
In primo luogo perché considerano del tutto normali, azioni che invece risultano paradossali. Tanto paradossali da mettere a rischio la reputazione del tuo ente
Guarda questi cinque parlamentari e dimmi se non gettano un’ombra pesante di discredito su tutta la categoria e anche sul parlamento, la massima istituzione democratica e garanzia della nostra libertà. Eppure non hanno violato la legge.
Ma sono anche pericolosi, perché si fanno portatori di un principio che in astratto, è anche condivisibile.
Tutto ciò che non è espressamente vietato, è consentito?
Costoro ci vogliono far credere che tutto ciò che non è espressamente vietato, è permesso.
Questo genere di argomentazione è pericolosa perché trova risonanza più in chi ha una cultura giuridica, quindi anche nel RPCT, che nell’uomo della strada; più in chi deve districarsi tra leggi e regolamenti, quindi anche in un semplice impiegato della pubblica amministrazione, che nell’operaio edile.
Lo riscontro nei corsi che svolgo in aula sulla prevenzione della corruzione e codice di comportamento
Un fatto realmente accaduto
Per spiegare per quale motivo è richiesto una comprensione della corruzione come fenomeno che va al di là del solo reato, racconto un fatto davvero accaduto.
In un piccolo paesino della provincia del l’Aquila, in occasione del rinnovo del consiglio comunale, si presentano più candidati che votanti. Un cronista locale avvia un’indagine giornalistica e scopre che la maggior parte dei candidati non ha nessun rapporto con quel paesino. Il cronista non riesce a comprendere la ragione di tutto ciò fin quando trova la chiave per risolvere l’arcano: i candidati “stranieri” appartengono ad alcune amministrazioni centrali dello Stato: agenti di custodia, finanzieri, carabinieri.
Per quale motivo?
Per ottenere un congedo retribuito di un mese in occasione della campagna elettorale.
Termino il racconto (in aula lo romanzo un po’ di più) chiedendo: “queste persone, secondo te, si sono comportate bene o male?”
Leggo negli occhi di tutti (o quasi) la disapprovazione mentre qualcuno risponde sospinto da un moto di indignazione “male”.
Altri sorridono amaro, altri ancora hanno un’espressione di disillusione a lasciare intendere” l’Italia è così, che ci possiamo fare?”
Ma, dopo circa un minuto (la scena si è ripetuta pressoché uguale in centinaia di occasioni, dal nord al sud, in enti piccoli o in enti grandi) c’è sempre uno che con tono serio e deciso esclama: “se la legge glielo consente…”.
Se la legge lo consente …
A quel punto la platea, che sembrava unanime nel considerare sbagliato quel comportamento, comincia a ricredersi e man mano, un numero considerevole di persone in aula comincia a cambiare opinione.
E così tutto ciò che la legge non vieta espressamente, diventa consentito.
L’errore è di chi fa la legge?
Semmai, per chi sposa questa impostazione, l’errore è del legislatore che consente la possibilità di mal comportamenti non punibili.
Anche in riferimento alla vicenda dei parlamentari che hanno chiesto il bonus partita IVA, ho visto alcuni RPCT puntare il dito più sulla pecca del legislatore (che con il senno del poi, è riscontrabile) che sul comportamento dei cinque parlamentari in questione.
La legge non ti obbliga
Se è vero che la norma per effetto di svista, incapacità, leggerezza o errore non punisce un determinato comportamento, è anche vero che non ti obbliga ad adottarlo.
Non ti obbliga a chiedere il bonus se sei un parlamentare e hai una partita IVA; non ti obbliga ed eludere il fisco; non ti obbliga a presentarti alle elezioni e non ti obbliga a richiedere il permesso 104.
Tra il non punire e il non obbligare, cosa c’è?
Il Senso di Responsabilità
C’è il senso di responsabilità personale.
E’ vero che le leggi possono essere scritte meglio, che potrebbe esserci più coerenza logica tra lo spirito e la lettera, ma la possibilità della lettura maliziosa della disposizione è sempre in agguato.
Sicuramente ne avrai fatto esperienza diretta quando anche la persona apparentemente meno avveduta tra quelle che lavorano con te, è riuscita ad interpretare legittimamente una tua disposizione in modo opposto quanto volevi intendere.
La lettera si presta a duplici interpretazioni
La pretesa di affidare alla lettera della norma la precisione di indicare ciò che è consentito e ciò che non è consentito ti espone, in realtà, ad un rischio maggiore di lettura maliziosa della stessa disposizione. Senza citare i problemi di voluminosità, comprensibilità e coerenza.
Ben lo sa IKEA che ha deciso di non scrivere neanche una parola nei libretti di istruzione per il montaggio dei suoi mobili.
Lavorare sul senso di responsabilità.
L’altra via è quella di lavorare sul senso di responsabilità. Lavorare, non invocare!
I limiti naturali della lettera della norma, possono essere compensati dallo sviluppo del senso di responsabilità.
Le nazioni più civili, dove si compiono meno reati, sono quelle che hanno meno leggi e dove non è chiesto alla norma di regolare ogni aspetto della convivenza civile.
La stessa cosa vale anche nelle organizzazioni: gli enti che funzionano meglio sono quelli in cui non c’è la pretesa di specificare il comportamento che deve essere tenuto in ogni frangente lavorativo.
Metti le rotatorie nella tua organizzazione
E funziona anche per gli incroci stradali: in quelli regolati dal semaforo ci sono più incidenti che in quelli regolati da rotatorie.
Pensaci
Così come nella rotatoria il senso di responsabilità dell’automobilista è sollecitato dalla possibilità di vedere il comportamento degli altri e di essere visto , così nelle organizzazioni o nella vita sociale il senso di responsabilità è stimolato solo quando i comportamenti sono facilmente riconducibili ai propri autori da parte della platea degli interessati.
E’ quello che è successo con la vicenda bonus partite IVA.
Vuoi scommettere che quei cinque parlamentari non chiederebbero più il bonus?
La corruzione che ci dobbiamo togliere dalla testa
Invece di trincerarsi dietro la lettera della norma, ed è questa la corruzione che abbiamo nella testa, noi dobbiamo educarci ed educare il personale ad essere sempre nella condizione di rispondere non solo della legittimità del comportamento, ma anche di cosa esso ha effettivamente prodotto in relazione alla finalità della disposizione che lo ha mosso.
E’ un lavoro non semplice, ma è il compito più importante che hai.
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Antonio Cappiello
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