Leggo un trafiletto su un giornale on line con questo titolo
“Irregolarità nelle domande, scoperti 18 furbetti dei buoni spesa”
Siamo in un piccolo paese di 4.500 abitanti, conoscere il suo nome non aggiungerebbe nulla. E’ sufficiente sapere che è raggiungibile’ in auto dal capoluogo in circa 90 minuti, percorrendo 75 Km di strada.
E’, quindi, un paese periferico dal punto di vista geografico e, possiamo immaginare, lo sia anche dal punto di vista economico-sociale.
L’articolo è apparso a metà maggio del 2021.
Riportiamo brevemente il testo:
“…In particolare – spiegano dalla guardia di finanza – l’attività ispettiva ha evidenziato che queste persone, sulla scorta del modello di autocertificazione redatto dal Comune, avevano sottoscritto l’istanza di accesso all’intervento socio-assistenziale e le relative dichiarazioni sostitutive di atto di notorietà, sostenendo di trovarsi nelle condizioni previste ed elencate nell’avviso pubblico”.
In realtà, i controlli eseguiti dai finanzieri, incentrati sui dati autocertificati nelle richieste di erogazione dei buoni spesa presentate, hanno evidenziato che i nuclei familiari percepivano altre forme di sostegno economico. Di conseguenza le autocertificazioni presentate sono risultate prive dei requisiti previsti nell’avviso di pubblico bando.
Gli indebiti percettori sono stati quindi segnalati al Comune di residenza per la decadenza dall’ammissione ai benefici richiesti, per il recupero delle somme già erogate, ammontanti a 3.550 euro e per la comminazione delle sanzioni (10.650 euro). Inoltre per tutti è scattata la denunciati per il reato di “indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato”.
Dopo aver ripreso la notizia nel gruppo Facebook “Anticorruzione Intelligente”, ho posto la seguente domanda:
Secondo te, il Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza di quel comune, deve rivedere qualcosa del Piano di Prevenzione della corruzione?
Melania commenta: “Certamente”.
Giovannida mette in evidenza una lacuna: “Evidentemente certi controlli su autocertificazione non sono stati eseguiti”.
Norman aggiunge e, pensavo, chiude la discussione con un commento da secchione: “Sì. Infatti il RPCT ha il dovere di utilizzare l’esperienza dell’ente e il verificarsi di queste situazioni per potenziare il PTPCT e il sistema di prevenzione di illeciti.”
Pensavo, appunto, che Norman avesse chiuso l’argomento, invece arrivano altre 3 commenti decisamente interessanti:
Francesco: “No”
Maurizio: “Deve usare un altro strumento”
Ho provato a chiedere nel gruppo a Maurizio e a Francesco le ragioni delle loro affermazioni ma, purtroppo, sia Francesco sia Maurizio non hanno aggiunto altro.
Invece è arrivato un commento da parte di Stefano che ci permette di capire meglio le ragioni di chi ritiene non sia necessaria nessuna azione di revisione del piano da parte del RPCT.
Stefano, infatti, afferma: “Il fatto che alcuni utenti abbiano presentato autocertificazioni false od errate e ciò non ostante abbiano conseguito il buono spesa non pare sintomo di fatti corruttivi, né di atti comunque illegittimi da parte dei pubblici funzionari coinvolti perché un decreto legge ha previsto espressamente che i contributi potevano essere pagati anche prima dei controlli, peraltro a campione, sulle autocertificazioni”
Il Valore del dialogo
Può capitare di non avere le stesse opinioni o convincimenti di altre persone anzi, dobbiamo considerare normale questa circostanza.
Ognuno di noi giunge a determinate conclusioni sulla base di un processo conoscitivo ed evolutivo molto personale.
Pertanto, entrare in dialogo con una persona che esprime un punto di vista diverso dal nostro, può risultare occasione di un grande arricchimento. Si può anche terminare il dialogo mantenendo le rispettive posizioni iniziali e, tuttavia, ognuno ne può uscire arricchito per aver acquisito il processo conoscitivo ed evolutivo dell’altro.
Qual è il processo conoscitivo/evolutivo che porta Francesco, Maurizio, Stefano e chissà quanti altri RPCT e ritenere che niente deve fare Il RPCT del comune di… diamogli un nome di fantasia, Furbettopoli dopo che la Guardia di Finanza ha scoperto i furbetti?
Non avendo avuto l’opportunità di dialogare con Francesco, Maurizio e Stefano, ho provato ad immaginare un dialogo tra due forma mentis, senza nessuna pretesa di attribuire posizioni o argomentazioni a precise persone.
Come ragiona Anticorruzione Intelligente
Lo scopo, qui, non è quello di scimmiottare le posizioni altrui. L’intento è unicamente quello di evidenziare i principi, i valori e la logica di un approccio meno formale alla prevenzione della corruzione. Un approccio che, come tenterò di mettere in evidenza, considero più utile e più soddisfacente.
Pertanto, l’auspicio è di riuscire a stimolare una feconda riflessione in grado di mettere in discussione le modalità con cui normalmente si pensa e si fa prevenzione della corruzione.
I protagonisti del nostro dialogo immaginario sono Anticorruzione Intelligente (AI) e Anticorruzione Formale (AF) che si incontrano in treno. Ascoltiamo cosa si dicono.
Il dialogo immaginario
AI – Ciao AF, hai visto cosa è successo al comune di Furbettopoli?-
AF – Sì cara AI, sono veramente tempi difficili, i furbetti ormai sono da tutte le parti. Meno male che la nostra Guardia di Finanza è efficiente. Mi auguro che la restituzione di quanto impropriamente percepito e la conseguente sanzione, costituiscano un valido deterrente per gli altri abitanti di Furbettopoli.-
AI – Certo, ma mi auguro anche che il RPCT ragioni su quanto accaduto al fine di migliorare il suo piano di prevenzione della corruzione.-
AF -Perché dici questo, AI? Non si tratta di corruzione.-
AI – Aspetta un attimo, non giungere a conclusioni frettolose. Da quanto ne sappiamo, possiamo solo affermare che alcuni cittadini hanno fatto carte false per ottenere i buoni spesa. Questo non esclude nient’altro.-
AF – Cosa intendi dire, forse che i fatti si sono svolti con la complicità di uno o più funzionari del comune? Siamo in uno stato di diritto, non puoi agire sulla base di sospetti. Ci vogliono prove!-
AI- No AF, non ho nessun sospetto e non sta a noi cercare le prove. Noi abbiamo un altro compito, quello di prevenire. non di giudicare. Giusto?-
AF – Sì, di prevenire la corruzione. Giusto! E questo non è un caso di corruzione.-
AI – Aspetta AF, domandiamoci cosa vuol dire prevenire.-
AF – Guarda, per essere precisa vado su Google…. ecco la definizione del vocabolario Treccani… prevenire ha diversi significati … eccolo qua il significato che fa al caso nostro: “Prendere tutte le precauzioni necessarie perché un evento negativo o dannoso non si verifichi”. –
AI – Ecco, prevenire vuol dire prendere le precauzioni. Cercare di fare in modo che un evento negativo e dannoso non succeda. –
AF – Ma qui non è successo niente a riguardo della corruzione.-
AI – Ma si è trattato di un evento negativo e dannoso per l’amministrazione o no? Tu puoi affermare che il comune di Furbettopoli ha gestito bene i fondi nell’assegnazione dei buoni spesa?-
AF – Beh, lo ha fatto secondo le procedure indicate dalla legge.-
AI – Ma era quello il risultato voluto dalla legge e dal Comune di Furbettopoli stesso, cioè di concedere il buono spesa anche a chi non ne aveva i requisiti per riceverlo?-
AF -Credo proprio di no.-
AI -E quando un dispositivo, una macchina o una procedura viene messa a punto al fine di conseguire un determinato risultato e poi non lo consegue, possiamo dire che quello è un caso di malfunzionamento o di mala gestione?-
AF -Certamente. Però dobbiamo considerare che la 190 ricomprende nella corruzione la mala gestione solo quando questa si compie a causa di comportamenti illegittimi da parte dei funzionari e, ti ripeto, non è questo il caso. Anzi, qui i funzionari sono stati tratti in inganno.-
AI- Sei sempre precisa AF. Ma dimmi, perché diciamo che quanto successo a Furbettopoli è un fatto negativo e dannoso?-
AF – E’ semplice, sono state erogate somme di denaro a chi non aveva i requisiti richiesti. Questa non è certamente una buona cosa, ma non possiamo dire che sia il frutto di una cattiva gestione.-
AI – E forse, aggiungo, sono state negate somme di denaro ad altrettante famiglie che invece possedevano i requisiti. In ogni caso, possiamo dire che è successa una cosa non prevista e non voluta da parte del comune, giusto?.-
AF – Sì, possiamo dire così.-
AI- E , dimmi ancora, questo risultato non voluto e dannoso, ovvero la concessione del buono spesa a chi non aveva i requisiti, si sarebbe manifestato in altro modo se si fosse verificato a causa del comportamento illecito di un funzionario?-
AF- Credo di no. Ma non è questo il caso.-
AI – Ti ricordo, cara AF, che a noi non spetta né accertare le responsabilità né escluderle.-
AF – Cosa vuoi dire?-
AI -Poiché abbiamo detto poc’anzi che un fatto non voluto e dannoso per l’ente, si presenta allo stesso modo sia quando è provocato intenzionalmente da un funzionario corrotto sia quando è esclusa la sua responsabilità, allora possiamo ragionevolmente affermare che solo nel caso in cui escogitiamo tutti i modi per scongiurare il verificarsi dei fatti negativi e dannosi, avremmo preso tutte le precauzioni necessarie e, quindi, avremmo fatto prevenzione della corruzione.-
AF -Suvvia AI, mi sembra un po’ ridondante. E’ come sparare ad una mosca con un cannone.-
AI- A parte il fatto che la corruzione non ha la dimensione di una mosca, ti chiedo: faresti una cosa sbagliata se le misure organizzative previste nel PTPCT, impedissero o rendessero meno possibile nel tuo ente, il verificarsi di eventi negativi o dannosi, anche se non legati a fatti di corruzione?-
AF -No, non farei una cosa sbagliata, ma non farei prevenzione della corruzione.-
AI -E qui ti sbagli, Af. Faresti prevenzione della corruzione e, in più, anche qualcos’altro di altrettanto utile. E, se ci pensi bene, giungerai alla conclusione che non puoi fare una cosa senza l’altra. Mentre fai prevenzione della corruzione, fai anche miglioramento o sviluppo organizzativo. Ma una cosa è certa: senza fare miglioramento organizzativo, tu non farai mai prevenzione della corruzione. Al limite farai il PTPCT, ma fare il Piano e fare prevenzione della corruzione, sono due cose diverse.-
AF – Mi lascia un po’ perplessa il tuo ragionamento… in linea teorica potrei anche essere d’accordo con te AI. Però, nel caso del comune di Furbettopoli, quale comportamento illecito avrebbe potuto attuare un funzionario, visto che è tutto normato, proceduralizzato e non è richiesta nessuna discrezionalità nell’assegnazione dei buoni spesa?-
AI -Quindi quando attraversi la strada sulle strisce pedonali… lo fai ad occhi chiusi-
AF – No, ma che c’entra?-
AI -E’ la stessa cosa. Anche se c’è una norma, anche se c’è una legge che dice esattamente ed in modo inequivocabile come dobbiamo comportarci, ciò non costituisce garanzia che essa venga osservata. Questo lo sai bene.-
AF- Certo.-
AI -Allora proviamo a chiederci: il funzionario addetto all’esame delle domande per i buoni spesa, avrebbe potuto assicurare ad alcuni cittadini il mancato controllo sulla documentazione presentata e, in cambio, aver chiesto un vantaggio o utilità per sé o un suo congiunto?-
AF – In linea teorica sì ma…-
AI – Ascoltami e rifletti: ponendoci nell’ottica della prevenzione, noi possiamo sapere in anticipo, cioè prima che il fatto non voluto e dannoso si sia verificato, qual è la causa del suo manifestarsi, ovvero se la causa è di natura corruttiva o no?-
AF – In effetti non lo possiamo sapere. Ma come lo previeni il comportamento di un funzionario che si “vende” il mancato controllo? A me pare assurdo che vengano a chiedere a noi questa cosa.-
AI -Dunque è il fatto negativo e dannoso che dobbiamo prevenire quando questo potrebbe essere provocato anche da un comportamento illegittimo di un funzionario. Quindi, tu non puoi, e non devi, prevenire il comportamento illecito controllando passo passo tutti i funzionari. Nessuno ti chiede questo.-
AF – E cosa dovrei fare, allora?-
AI – Ti è richiesto di individuare delle misure organizzative idonee a rendere più facile la possibilità che un eventuale scambio corruttivo venga immediatamente o facilmente alla luce rivelando anche, in modo inequivocabile, i responsabili. Hai capito AF, non devi, anche perché non ne avresti la possibilità, impedire un comportamento illecito; devi solo disincentivarlo rendendolo pericoloso per chi lo compie, perché facilmente visibile e identificabile. Non puoi prevenire in altro modo.-
AF – Ma nella pratica cosa vuol dire?-
AI – Te lo dico molto semplicemente: se vuoi, noi siamo quelli che rimuovono le occasioni che fanno l’uomo ladro. E togliamo gli alibi, togliamo l’impossibilità di risalire alla responsabilità. La nostra attenzione principale non deve essere rivolta dd impedire o rendere più difficile un comportamento illecito controllando preventivamente l’operato dei funzionari, bensì intervenendo sulla capacità del processo lavorativo di mettere in evidenza, quando sono compiuti, i comportamenti illegittimi.-
Af -Aspetta, così mi disorienti. Che vuoi dire?-
AI -Voglio dire che il processo lavorativo deve essere pensato e organizzato in modo tale da scoraggiare chiunque a mettere in atto condotte illecite poiché sarebbe immediatamente e facilmente identificabile. E’ il processo che ci deve dare segnali di qualcosa che non sta funzionando, deve fare suonare dei campanelli di allarme e, contemporaneamente, deve essere pensato in modo tale che sia semplice risalire a chi lo sta alterando. Ecco perché è fondamentale una corretta e completa mappatura dei processi dell’ente a cui, però, deve seguire l’attribuzione della responsabilità della cura dei processi mappati.-.
AF -Vabbè, sicuramente il processo socio assistenziale sarà stato mappato nel comune di Furbettopoli e il responsabile sarà il Responsabile dell’area socio assistenziale-
AI – Mi sorprendi AF, sei sempre così precisa ma questa volta sei in errore.-
AF -E perché mai?-
AI – Perché non esiste il processo “socio assistenziale”. Socio assistenziale è una categoria o una insieme di processi, ma non indica un processo reale in cui si compie effettivamente qualcosa. La corruzione non opera nelle tipologie di processi ma nei processi reali. Cara AF, i corruttori e i corrotti conosco i processi meglio di noi.
AF -Allora cos’è un processo?-
AI – Un processo è un insieme di attività correlate e interagenti realizzate allo scopo di produrre un output concreto: un prodotto, un servizio, un contributo, ecc. nei limiti e vincoli stabiliti dalle norme, destinato ad un preciso target di fruitori. Non è un’idea astratta.
AF -Allora nel caso che stiamo esaminando quale sarebbe il processo?-
AI -Il processo è “Erogazione buoni spesa per emergenza Covid”. Vai a vedere nel tuo Piano se ce l’hai e soprattuto verifica se i processi che hai mappato individuano un output preciso, destinato ad una particolare categoria di fruitori. Inoltre, verifica anche se nel processo hai ricompreso le attività operative di verifica e controllo. Il processo erogazione dei buoni spesa non si esaurisce con l’esame della richiesta, esso continua con l’erogazione della somma e con il controllo successivo, magari a campione, delle autocertificazioni. Se non hai fatto così, non hai eseguito correttamente la mappatura dei processi.-
AF -mmm, mi sa che io ho fatto diversamente. Ma a me sembra sbagliato: nello stesso processo mi metti attività che si svolgono in aree diverse, come ad esempio la verifica delle domande e l’erogazione del contributo. Addirittura tu ci metteresti anche i controlli sulle autocertificazioni. Non mi ci ritrovo.-
AI- Ma l’attività di erogazione del buono spesa, concorre e interagisce con l’attività di acquisizione e verifica della documentazione presentata?-
AF- Certamente.-
AI – E l’esito del controllo in fase successiva delle autocertificazioni, interagisce con l’attività di erogazione e anche con gli uffici che hanno predisposto il provvedimento?-
AF -Si, certo.-
AI -Quindi, alla luce della definizione di processo che abbiamo accolto precedentemente, le attività che abbiamo ora richiamato, pur eseguite da personale appartenente ad aree organizzative diverse, fanno parte dello stesso processo.-
AF – Che confusione! Infatti io non ho mai capito l’utilità della mappatura dei processi. La considero un inutile appesantimento.-
AI – Non c’è niente di confuso. Tu cerchi i processi nella aree funzionali. E’ questo che genera confusione. Se tu osservi i processi, devi dimenticare le aree funzionali; così come se osservi le aree funzionali devi dimenticare i processi. Sono due principi di osservazione e di organizzazione alternativi. Non possono coesistere.-
AF – Forse hai ragione, non saprei… in ogni caso davvero: per noi è difficile e mi sembra un inutile appesantimento.-
Ai – Guarda che se non hai mappato bene i processi e non individui chi si cura del processo, non puoi fare l’analisi del rischio in modo adeguato. E se non fai l’analisi del rischio in modo adeguato, anche le misure di prevenzione saranno lacunose.-
Af – Come dovrebbe fare l’analisi del rischio il RPCT del comune di Furbettopoli sul processore buoni spesa?-
AI – Dovrebbe, alla luce dei fatti accertati dalla Guardia di Finanza, provare ad ipotizzare quale comportamento illegittimo potrebbe aver messo in campo un funzionario al fine di consentire l’erogazione del buono spesa anche ai non aventi requisiti.-
AF – Ma è un processo alle intenzioni?-
AI – Sì, è un processo, ma non alle intenzioni. E’ il processo di analisi del rischio. Guarda che nella tua vita privata, continuamente valuti i rischi. Quando al mattino esci di casa per andare a lavorare, mica chiudi a chiave la porta perché pensi che tutte le persone hanno intenzione di venire a rubare casa tua, no? E’ una misura di prevenzione che metti in atto anche se c’è una legge che vieta la violazione di domicilio. E, bada bene, se lasci la porta aperta non è detto che qualcuno violi il tuo domicilio. Così come non sarai mai sicura, pur chiudendo la porta, del contrario. Non puoi sapere prima se le tue misure di prevenzione sono adeguate. Ma quando ti rendi conto che sono inadeguate, cosa fai, non le rafforzi?-
AF: A pensarci bene è proprio così. Però faccio fatica ad abbracciare questo modo di vedere la prevenzione della corruzione.-
AI -E certo, fin quando non accetti l’idea che ti devi occupare di malfunzionamento.-
AF -Ma a me sembra che in questo caso i servizi del comune di Furbettopoli hanno lavorato bene.-
AI -Puoi dire questo solo se non metti in connessione quello che fai con lo scopo di ciò che fai. Quando dici che gli uffici hanno lavorato bene, mi spieghi cosa intendi per bene?-
AF- Hanno comunicato l’iniziativa e indicato i requisiti necessari per essere ammessi, hanno raccolto le domande e, sulla base della documentazione pervenuta, hanno assegnato o meno i buoni spesa. Cos’altro dovevano fare?-
AI -Rientrava tra i loro compiti anche quello di non dare il buono spesa a chi non era in possesso dei requisiti?-
AF – Sì, Certo.-
AI – Quindi il loro compito era sia quello di assegnare il buono sia quello di negarlo. Possiamo dire che il comune di Furbettopoli ha ottenuto lo scopo di assegnare i buoni solo a coloro che ne avevano i requisiti?-
AF -Evidentemente no. Ma il buono è stato assegnato sulla base delle autocertificazioni presentate.-
AI -E perché la legge consente di erogare somme di denaro sulla base di autocertificazioni?-
AF -Non sono tenuta a saperlo. Presumo per velocizzare i tempi.-
AI -Ma qualcuno impedisce di fare dei controlli a posteriori?-
AF -No, non sono esclusi.-
AI -e sono stati fatti da parte del comune di Furbettopoli?-
AF – Evidentemente non c’erano le risorse per fare quello che poi ha fatto la Guardia di Finanza .-
AI -Le risorse si mettono lì dove si pensa che sia importante metterle. Nei nostri enti sembra che sia importante solo il fare e non anche il pensare: pensare a come fare meglio e pensare a come si è fatto. Come se ideare, controllare, verificare, riflettere fosse burocrazia e, solo il fare efficienza. Ma la burocrazia sta in questo fare senza pensiero. Quindi, ti sei convinta che il RPCT è chiamato a rivedere qualcosa del suo Piano di prevenzione della corruzione?-
AF- Non so … con tante cose più importanti… Cosa dovrebbe ancora fare il RPCT del comune di Furbettopoli?-
AI -Deve individuare una o più misure di prevenzione per il processo di assegnazione dei buoni spesa e valutare l’opportunità di estendere tali misure in tutti i processi in cui è richiesta la presentazione dell’autocertificazione-
AF – Quali misure nello specifico?-
AI -Non lo possiamo sapere io e te. Solo il RPCT e il responsabile del processo di assegnazione del buono spesa del comune di Furbettopoli possono individuare una misura di prevenzione adeguata. Infatti, molto dipende dall’analisi del contesto interno ed esterno.-
AF -Cosa c’entra il contesto adesso?-
AI -Sì, i rischi insiti nel processo vanno valutati anche alla luce del contesto esterno ed interno in cui il processo si svolge. L’analisi del contesto fornisce una specie di coefficiente di minaccia ambientale. Dato un rischio, questo deve essere trattato ad un certo livello a seconda del coefficiente di minaccia ambientale rilevato. E’ per questo che è impossibile fare un piano di prevenzione uguale per tutti i tipi di ente. Ogni ente vive in un contesto specifico.-
AF – Teoricamente ti seguo, ma nella pratica?-
AI -Se siamo in una situazione depressa economicamente e con poca inclinazione a seguire le leggi e le regole, sarà più probabile che gli individui cerchino di conseguire vantaggi in modo illecito. Questa probabilità sarà ancora più alta se nel recente passato si sono registrati casi analoghi nello stesso comune o nella zona. Sulla base della ponderazione del rischio, il RPCT verificherà se aggiungere una misura di prevenzione oltre a quelle già in atto, come ad esempio un controllo più ravvicinato sulle domande presentate e su una percentuale più alta, avendo cura di non determinare a priori chi farà il controllo.-
AF. Ma così è tutto più complicato!-
AI -E noi vogliamo fare le cose più semplici o le cose necessarie e utili? Non è più complicato, cara AF, in realtà è più soddisfacente. Tu credi che il tuo mestiere sia solo quello di applicare le legge …-
AF -E certo, io sono un burocrate, devo solo applicare la legge. Ma lo sei anche tu.-
AI – E per quale motivo si fanno le leggi, se non per raggiungere un determinato scopo?-
AF -Ovviamente, ma io devo solo applicarla.-
AI: E se applicandola perfettamente non raggiungessi lo scopo, l’avresti applicata lo stesso la legge?-
AF – Ma in questo caso il mancato raggiungimento dello scopo non dipenderebbe da me.-
AI -Non saltare alle responsabilità. Rispondi: è interamente applicata una legge che non raggiunge pienamente il suo scopo? Lo dico in un altro modo: nell’applicare la legge, hai fatto proprio di tutto per tentare di raggiungere il suo scopo?-
AF – … E’ una domanda che non mi sono mai posta.-
AI – Se non ti curi dello scopo di una legge, come puoi dire che hai fatto di tutto per applicarla?
AF- e tu come fai?-
AI -Per me, l’applicazione della legge non è cosa disgiuna dal perseguire il suo scopo. Io mi connetto sia alla lettera sia allo spirito della legge. E’ il perseguimento dello scopo che mi guida, pur nel rispetto dei limiti di applicazione previsti dalla legge stessa. Traggo soddisfazione dal mio lavoro quando, pur tra mille difficoltà, vedo un progresso nella capacità della mia organizzazione di conseguire gli scopi di una determinata legge. Certo, se non condivido lo scopo di una legge, faccio un po’ più di difficoltà, comunque mi comporto da professionista. Però vorrei proprio conoscere chi non condivide lo scopo di prevenire la corruzione.-
AF -E’ quello che faccio io: non ricerco la soddisfazione ma faccio del mio meglio per essere imparziale nell’applicazione della legge.-
AI -Ma non sei proprio tu la prima a lamentarti per l’inutilità, l’incoerenza e contraddittorietà, inapplicabilità delle leggi? E dimmi, troveresti più soddisfazione nel considerare quella tale legge come inutile (ad esempio la legge anticorruzione) oppure nel vedere la progressiva capacità di conseguire il suo scopo come frutto del tuo lavoro?-
AF -Io credo di aver fatto di tutto per applicare la legge anticorruzione, ma poi come si fa a dire se effettivamente uno ha fatto di tutto?-
AI – Di certo non te lo posso dire io. Interrogati e rifletti con onestà per comprendere se puoi fare qualcosa in più.-
AF -Se è per questo si può fare sempre meglio e di più. Ma abbiamo così tante cose da fare!-
AI -Con l’approccio che hai, le farai tutte nello stesso modo, da burocrate che applica la legge senza preoccuparsi del raggiungimento dei suoi scopi. Ti affatichi solo per fare. Non cogli l’effetto del tuo agire perché l’azione non è orientata a realizzare qualcosa ma è fine a se stessa. Come se il fare trovasse una ragione nel fare stesso.-
AF -Forse è così ma succede perché siamo sotto stress, senza risorse e schiacciati dalle emergenze. Non facciamo altro che correre dietro alle emergenze.-
AI – L’emergenza non è la causa, quanto piuttosto l’effetto del tuo approccio. La radice della questione sta nel cosa ti fa muovere. Se ci pensi bene, cara AF, l’impulso che ti sta facendo muovere non nasce in te, nasce fuori da te. Fai perché te lo chiede qualcuno: l’Europa, il Governo, l’ANAC il piano performance, l’emergenza. –
AF -E cosa dovrei fare, invece?-
AI -Intendiamoci: non fai niente di sbagliato. Il problema non sta in quello che fai ma in chi guida il tuo comportamento. Finché guida un altro al tuo posto, tu non sentirai neanche la responsabilità della tua azione.-
AF -Ma io sono una persona responsabile, altrimenti non correrei dietro alle emergenze che, tra l’altro, non sono neanche io a provocare.-
AI -E’ responsabile colui che riconosce le conseguenze del proprio agire e, quando queste sono negative o comunque non migliorano la situazione, si adopera per correggersi. Viceversa, non è responsabile chi o non riconosce le conseguenze della propria azione o non fa nulla per correggersi quando queste non apportano un miglioramento.-
AF – Ma io non saprei cosa fare di diverso, ho provato in vari modi, ma non ho ottenuto nessun risultato significativo.-
AI – E’ una giustificazione o una richiesta di aiuto?
Ecco, il dialogo finisce qui.
Sarei potuto andare avanti per pagine e pagine, ma questo è il punto: un piccolo problema come quello portato alla ribalta dalla Guardia di Finanza a proposito del Comune di Furbettopoli, mette in luce un grande problema di approccio alla prevenzione della corruzione (e non solo) di una buona parte dei RPCT.
Se senti che il tuo approccio alla prevenzione della corruzione è insoddisfacente ma, allo stesso tempo, senti il bisogno di dare senso positivo al tuo impegno come RPCT, allora hai la possibilità di continuare il dialogo con me o ricevere informazioni sui nuovi corsi e percorsi formativi in aula, a distanza e video-corsi che ho preparato per te, per i tuoi collaboratori, per i responsabili di unità organizzative e per tutto il personale del tuo ente.
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la corruzione è furba
l’anticorruzione deve essere intelligente
Antonio Cappiello
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Lorella dice
Non poteva trovare modo migliore per far comprendere il concetto di prevenzione della corruzione, complimenti.